I recenti lavori eseguiti entro il Castello hanno restituito ai
Milazzesi numerosi vasti ed eleganti contenitori entro cui organizzare in
futuro svariate esposizioni museali e manifestazioni congressuali.
Scopo di questo intervento è proprio quello di proporre alcune utilizzazioni
razionali di tali locali, secondo criteri rigorosamente rispettosi della storia
e dell’identità dei luoghi, peraltro tenendo ben presenti le difficoltà in cui
versano le dissestate casse comunali.
A mio avviso, non può e non deve passare in secondo piano un dato di fatto: a 5 anni dalla fine dell'era Italiano, il Castello continua a trovarsi nelle stesse identiche condizioni del 2010: grandi stanzoni restaurati, ma miseramente ancora vuoti. Nessuna attrattiva permamente in grado di accogliere e distrarre i turisti anche nei periodi invernali. Al turista che si reca al Castello in un freddo giorno di febbrario, ad esempio, non rimane altro che gustare soltanto le architetture del bene culturale. Nessuna iniziativa duratura, nessuna esposizione museale permanente.
Si propone pertanto in primo luogo la revoca
di qualsivoglia convenzione siglata in passato dal Comune con privati o con
associazioni culturali al fine di assicurare la gestione dell’intero complesso
fortificato, ancorché a titolo esclusivamente gratuito, qualora tale
gestione sia stata affidata prescindendo dai canoni del buon senso, tra tutti l’esperimento
di una pubblica gara.
Si prevede quindi la rimodulazione del ticket d’ingresso, destinandolo esclusivamente alle spese di manutenzione ordinaria (costi di
giardinaggio, spese di pulizia periodica di servizi igienici ed altri ambienti
interni, manutenzione impiantistica, implementazione videosorveglianza interna etc. etc) e a quelle necessarie per l'acquisto di cartellonistica turistica e strutture espositive da allestire entro lo stesso Castello. Va inoltre rimodulata la esagerata previsione di entrata (incassi ticket) quantificata negli ultimi bilanci di previsione. Giardinaggio e pulizia garantiranno così un
servizio decoroso e dignitoso ai visitatori del maniero, ben lontano dagli
standard cui ci siamo purtroppo abituati negli ultimi anni con gli scavi
archeologici – che hanno riportato alla luce l’antico abitato della città
murata – completamente avvolti e nascosti dalle erbacce, le quali, dirimpetto
alla cinquecentesca Cinta Spagnola, oltre a compromettere l’efficacia dei
potenti faretti dell’illuminazione artistica, rischiano, a contatto col calore
degli stessi faretti, di provocare un devastante incendio.
Si propone ancora di emendare, prima
che sia troppo tardi, la scellerata richiesta di finanziamento europeo, già
avanzata dall’Amministrazione Comunale in carica, che prevede la costruzione di
un grande teatro all’aperto, che costerebbe alla collettività oltre quatto
milioni e mezzo di euro. In questi tempi di crisi e di dissesto impiantare
una tale struttura significherebbe costruire una vera e propria cattedrale nel
deserto, visto che il Comune, al momento, non solo non ha il denaro necessario
per allestire un solo spettacolo, ma non riesce nemmeno a garantire il
pagamento dell’utenza elettrica del Teatro Trifiletti, miseramente chiuso per
mancanza di fondi. Peraltro gli oltre 4.500.000 di euro sono stati sottratti al
restauro di gran parte della cittadella fortificata, i cui ambienti più antichi
e suggestivi – tra tutti la quattrocentesca Cinta Aragonese e le cinquecentesche
gallerie di contromina dei bastioni di S. Maria e delle Isole – mai sottoposti
ad intervento di restauro, rischiano di andare irrimediabilmente perduti. Rinunciando ad un teatro all’aperto, in cui
non avremo il piacere nel corso del prossimo decennio di poter assistere ad un
solo spettacolo (viste anche le difficoltà finanziarie in cui versano
l’Assessorato Regionale al Turismo e Spettacolo e la Provincia Regionale di
Messina, prossima al default), si potranno così appaltare i lavori necessari
per il completamento dei restauri dello stesso Castello.
Quanto di seguito elencato tende inoltre
a modificare radicalmente precedenti costosi progetti di destinazione d’uso
delle singole porzioni della cittadella fortificata. Progetti che non potranno
mai trovare applicazione nell’immediato, vista la carenza di fondi finanziari
nelle dissestate casse comunali. Si propongono pertanto le seguenti modalità di
utilizzo, che non comportano impegni di spesa a carico del bilancio comunale.
MONASTERO DELLE BENEDETTINE (impropriamente denominato
“Palazzo dei Giurati”).
da destinare a:
- MUSEO DELLA CITTA' MURATA
- MUSEO DELLA TONNARA
- esposizioni temporanee e convegni
Si propone di istituire al suo interno (precisamente
al primo piano) il Museo della Città Murata, uno spazio
espositivo in cui raccogliere tutti i reperti rinvenuti entro la cittadella
fortificata dagli anni Trenta del Novecento ad oggi. Il Museo dovrebbe
sostanzialmente riproporre, ampliandone e migliorandone i contenuti, la mostra
permanente allestita qualche anno fa nella Sacrestia del Duomo antico a cura
della Società Milazzese di Storia Patria.
Tale spazio museale raccoglierebbe perlopiù i reperti restituiti dal
piano di calpestio della cittadella fortificata e rinvenuti dai soci del
suddetto sodalizio nel triennio 2003/05. Il Museo verrebbe
ulteriormente arricchito dai reperti rinvenuti dalla Sovrintendenza ai BB. CC.
e AA. di Messina nel corso dei recentissimi scavi archeologici eseguiti nello
spazio antistante il bastione delle Isole: una serie di reperti, quelli
rinvenuti nel 2009 dalla sezione archeologica della Sovrintendenza di Messina,
che in parte è stata già esposta nell’Antiquarium “Domenico Ryolo” di via
Impallomeni nel maggio 2011, quando i visitatori hanno potuto ammirare
ceramiche, stoviglie, pipe in terracotta e numerosi altri oggetti di uso
quotidiano risalenti perlopiù all’età moderna.
Tornando all’esposizione della Società Milazzese di Storia Patria, conviene
ricordare che si tratta di una ricchissima raccolta di reperti di vario tipo,
come le circa duecento monete antiche, databili tra l’età classica e gli anni
più recenti del Regno d’Italia, i cui esemplari più preziosi, si pensi alla
moneta mamertina raffigurante il Dio Adranos (III sec. a. C.) o al Trifollaro
normanno di Ruggero I (XI sec), verrebbero evidenziati attraverso gigantografie
appese alle pareti, corredate a loro volta da ampie descrizioni.
Il Museo della Città Murata si articolerebbe seguendo un percorso
coordinato che spazierebbe dalla numismatica alle pipe ed ai fischietti in
terracotta, dagli antichi proiettili alle pietre focaie ed ancora
mattonelle, ceramiche, bottoni di divise militari, etc.
Reperti che verrebbero impreziositi da ampi pannelli informativi e,
tra l’altro, dalla riproduzione delle divise militari delle truppe britanniche
in forza a Milazzo durante le guerre napoleoniche, divise cui si riferiscono
alcuni esemplari di bottoni ritrovati all’interno della cittadella fortificata.
Significativa a tal proposito la riproduzione della ben nota Gabbia
di Milazzo, rinvenuta all’interno del maniero proprio accanto ad
alcuni bottoni di divisa militare.
Alla raccolta di tutti questi reperti, che testimoniano il vissuto
quotidiano dell’antica cittadella fortificata, verrebbe affiancata
l’esposizione di pannelli espositivi riproducenti le date e le iscrizioni
visibili ancor oggi lungo gli intonaci e le pietre da taglio della città
murata, dalla data quattrocentesca in pietrine laviche osservabile
lungo la parete del Mastio posta alle spalle del grande camino della sala
cosiddetta del Parlamento a quella secentesca (1630) leggibile alla base di uno
dei bastioni tondi della cinta aragonese ed ancora nomi e cognomi graffiti qua
e là lungo gli intonaci dal Cinque-Seicento ad oggi.
Una sezione apposita del Museo della Città Murata verrebbe poi dedicata ai
numerosi marchi dei lapicidi osservabili lungo le decorazioni in pietra da taglio
del Mastio (si pensi per es. ai conci in pietra lavica della cosiddetta
Torre Araba). Di tali marchi verrebbero esposti tanto le
fotografie quanto i calchi.
L’istituzione di tali spazi
museali non comporta alcun onere per le casse comunali, essendo già stati
stanziati dal dirigente comunale ai LL.PP. arch. Natalia Famà ben 80.000 euro,
frutto dell’approvazione di una perizia di variante nell’ambito del maxi
finanziamento di 11 milioni di euro concesso per le manutenzioni straordinarie
della cittadella fortificata. Tali fondi consentiranno così di provvedere
all’acquisto di adeguate ed eleganti strutture espositive.
Sin qui il primo piano del Monastero delle Benedettine, adibito dunque
interamente a Museo della Città Murata, spazio museale che si concluderebbe con
l’esposizione della vasta cartografia militare raffigurante la
stessa città murata e più in generale la Città di Milazzo, cartografia da
arricchire con la riproduzione di significativi documenti d’archivio attestanti
la presenza a Milazzo di alcuni importanti ingegneri militari, da Tiburzio
Spannocchi a Camillo Camilliani, da Giulio
Lasso ed Orazio del Nobile a Pietro Novelli.
In questa sezione si suggerisce di trasferire il piano regolatore,
attualmente custodito entro il Palazzo Municipale e redatto dall’ing. Antonino
Cumbo Borgia negli anni Novanta dell’Ottocento, piano dal quale si
percepisce ancora il tracciato planimetrico degli antichi isolati che sorgevano
all’interno della cittadella fortificata.
A tal proposito si suggerisce altresì di corredare l’esposizione
cartografica con alcuni documenti d’archivio (oggi custoditi nell’Archivio
Storico della Città di Milazzo) attestanti la precisa ubicazione – vi sono
indicate le contrade – e la tipologia dei numerosi edifici privati e pubblici
un tempo esistenti all’interno della città murata.
Al Museo della Città Murata verrebbe destinato l'intero primo piano dell'ex monastero. Al piano inferiore si propone invece l'istituzione (lato Ponente) del Museo della Tonnara, in modo tale che dalle panoramiche finestre i turisti possano ammirare la baia del Tono, sede per secoli dell'omonima tonnara. Nel museo verrebbero esposti i reperti già a disposizione dell'associazione Tono Solemare, della Società Milazzese di Storia Patria e dello scrivente. Alle esigenze museali verrebbe sottratta la porzione di Levante, da destinare, unitamente all’aula dell’antica
chiesa del SS. Salvatore, a piccoli convegni o ad esposizioni
temporanee.
DUOMO ANTICO
Rimane confermata la sua destinazione a sala convegni, da potenziare però con l'acquisto di strutture ed attrezzature moderne ed adeguate per tale tipologia di destinazione d'uso.
MASTIO
da destinare a:
- ESPOSIZIONE PERMANENTE DELLE CARTE GEOGRAFICHE (C. D. «GALLERIA DEL MAPPAMONDO»)
- MUSEO GARIBALDINO
- MUSEO ETNOANTROPOLOGICO
- VETRINA DELL'ENOGASTRONOMIA E DELLE ATTIVITA' AGRICOLE ED ARTIGIANALI DEL COMPRENSORIO
- esposizioni temporanee e convegni
Si propone di destinare la porzione di Levante del primo piano di
tale struttura a suggestiva esposizione delle antichissime carte geografiche (secc. XVI - XVIII) di proprietà del Comune di Milazzo e raffiguranti perlopiù gli antichi stati europei, restituendo così al Castello la dimensione europea che merita.
Il primo piano
dell’ala meridionale del Mastio, quella cui si accede attraverso il suggestivo
scalone centrale, potrebbe essere destinato a esposizioni temparanee. La porzione di Ponente del primo piano, attigua al grande salone con Camino (da destinare a piccoli convegni e conferenze), verrebbe destinata invece a Museo Garibaldino, visto che a tal proposito si registra la
disponibilità di un noto studioso locale che metterebbe a disposizione della
collettività, previe opportune garanzie (assicurazione e videosorveglianza interna), la propria stupenda collezione
di cimeli garibaldini.
Il primo piano della porzione nord del Mastio ospiterebbe un’abbondante
esposizione fotografica permanente, corredata da planimetrie e pannelli
descrittivi, esposizione che consentirebbe al visitatore di osservare gli ampi
e suggestivi spazi sotterranei ancora esclusi dall’ordinario circuito di
visita: ci si riferisce alla galleria di contromina del bastione delle Isole ed
a quella del bastione di S. Maria, cui si accede dall’altrettanto suggestivo
pian terreno.
In tal caso si offrirebbe al visitatore una esauriente descrizione
esplicativa in grado di far rivivere l’attacco delle mine nemiche, e
le terribili difese a base di fumi e gas asfissianti iniettati attraverso i
«catusi» dei cunicoli di contromina, condotti ancora esistenti, i catusi
appunto, che richiamano alla memoria i canoni progettuali di un grande
ingegnere militare che nel Cinquecento operò anche a Milazzo, il bergamasco
Antonio Ferramolino.
Una porzione di quest’ultima sezione verrebbe dedicata ad altri ambienti
esclusi dal circuito di visita: polveriere e cisterne.
Si propone quindi di destinare le celle ubiucate al pian terreno del Mastio a Museo Etnoantropologico (arnesi da bottaio ed altri antichi mestieri, collezione di bottiglie di vino della ex Cantina Sperimentale, reperti, usi e costumi della civiltà contadina, etc.) rivolto nel contempo a promuovere i prodotti agro-alimentari del territorio, da quelli del vivaismo (barbatelle, piante di olivo ed altre piante ornamentali) a quelli dell'enogastronomia (Mamertino DOC ed olio DOP Valdemone, tonnina e ventre di tonno, piatti e prodotti tipici di Milazzo e dintorni). Il Museo Etnoantropologico, le attività agricole, i ristoratori e le iniziative dell'artigianato locale si integrerebbero e compenetrerebbero così in una sorta di fiera enogastronomica di arti e mestieri, una vera e propria vetrina per promuovere l'enogastronia e le attività agricole ed artigianali della vasta Piana di Milazzo, ivi inclusi i comuni limitrofi.
BASTIONE DELLE ISOLE E BASTIONE DI S. MARIA. La proposta
consiste nell’utilizzare questi possenti e vasti contenitori semplicemente per
esporre grandi pannelli espositivi raffiguranti lo stato di degrado in cui
versava il complesso fortificato prima dei recentissimi lavori di manutenzione.
Ragioni di opportunità suggeriscono di non utilizzare in altra maniera questi
enormi contenitori, in vista dei futuri interventi di restauro rivolti a
recuperare taluni ambienti – ivi incluse le gallerie di contromina – non ancora
oggetto di alcun tipo di intervento.
Si propone inoltre di collocare nell’ampio locale annesso al
bastione di S. Maria – quello sormontato da volta a botte e
caratterizzato dalla presenza dell’arco di trionfo della chiesa madre
cinquecentesca – un grandissimo plastico riproducente la cittadella
fortificata. Tale plastico, che potrebbe essere commissionato agli studenti del
locale Istituto d’Arte, sarebbe un ottimo ausilio per l’esposizione ai
visitatori da parte delle guide prima dell’inizio di ciascuna visita al
complesso fortificato.
IL CASTELLO, PARCO CITTADINO Sin qui alcuni suggerimenti
rivolti a valorizzare la città murata, che dovrebbe tornare ad essere centro
vitale.
Per tornare a rivivere, l’intero complesso fortificato dovrà essere pensato
come un immenso parco cittadino entro cui far girovagare liberamente i
cittadini, previa delimitazione delle aree in cui si riterrà opportuno negare
l’accesso e previo potenziamento del sistema di custodia e
videosorveglianza in modo tale da scoraggiare e reprimere taluni comportamenti
inopportuni. Perchè impedire a chi fa footing di correre sin sotto le mura del
torrione normanno o attorno alle mura del Mastio? Perchè precludere all'anziano
di leggere il quotidiano seduto comodamente in panchina, all'ombra di uno degli
alberi piantati all'interno del Castello, godendosi e gustandosi quella tranquillità
che solo la città murata, lontana dallo smog e dal traffico automobilistico,
può garantire? Perchè impedire alle mamme di portare i propri bimbi a giocare
negli invitanti parchi giochi Robinson, con eleganti altalene e capannette
lignee, posti nel giardino voluto negli anni Venti dall'amministrazione
carceraria fascista lungo le mura del Mastio?
Auspicabile infine l’installazione di alcuni parchi Robinson per i più
piccoli anche lungo le mura esterne, precisamente lungo la poderosa cinta
spagnola, dirimpetto la quale andrebbe realizzato un elegante e curatissimo
prato all’inglese, che farebbe risaltare non poco l'imponenza delle strutture
murarie.
Se il tutto, poi, sarà condito da tutte quelle iniziative occasionali di contorno programmate e promosse dall'assessore Dario Russo, cui va peraltro il merito indiscusso di aver aperto il Castello negli orari notturni, consentendo una maggiore fruizione dello stesso, ecco che allora senza alcun dubbio il Castello potrà tornare ad essere quel centro vitale cui si accennava sopra.