lunedì 8 aprile 2013

Tolleranza zero nei confronti degli incivili





Allo scopo di arrecare notevoli miglioramenti al decoro urbano ed al fine di assicurare il rispetto del prossimo, assicurando nel contempo un’immagine adeguata alla vocazione turistica del territorio, si rende necessaria una gestione amministrativa basata sul principio della TOLLERANZA ZERO nei confronti di quei milazzesi che giorno dopo giorno calpestano l’estetica della nostra Città, ma anche i diritti dei concittadini più sfortunati.

Una vera e propria crociata nei confronti di chi offende quotidianamente la nostra Milazzo.

In riferimento al decoro urbano – ci si rivolge dunque a chi getta i rifiuti a terra, oppure negli appositi contenitori ma al di là dei limiti orari consentiti, a chi con atti di vandalismo danneggia gli arredi urbani, etc. - si rende opportuno procedere seguendo le seguenti fasi:

1) unificazione delle precedenti norme adottate in materia di polizia urbana in un’unica ordinanza e ed in un unico regolamento comunale, in modo da adottare  una sorta di codice da pubblicizzare in modo massiccio ricorrendo ad un linguaggio efficace e conciso, evidenziando soprattutto le sanzioni cui andranno incontro i trasgressori che si ostineranno a deturpare l’immagine ed il decoro cittadino;

2) inasprire notevolmente, ove reso possibile dalle norme gerarchicamente superiori, l’importo delle sanzioni;

3) potenziare il personale adibito ai controlli sul territorio;

4) eseguire con cadenza settimanale una statistica delle infrazioni accertate, pubblicizzandole adeguatamente di volta in volta sul sito internet del Comune, rendendo così noti alla collettività, settimana dopo settimana, tanto il totale delle somme introitate dalle sanzioni, quanto la dinamica delle singole infrazioni per evitare che possano ripetersi in futuro;

5) vincolare i fondi introitati dalle infrazioni suddette all’acquisto di un efficace sistema di videosorveglianza del territorio, onde scoraggiare ulteriormente i casi di negligenza ed aumentare ancor più gl’introiti da infrazioni che, in un secondo tempo, saranno destinati alla manutenzione dell’impianto di videosorveglianza ed all’acquisto di nuovi arredi urbani in sostituzione di quelli danneggiati da atti di vandalismo o divenuti ormai vecchi ed obsoleti.

Una procedura simile a quella sopra descritta sarà adottata per far rispettare i diritti dei disabili: TOLLERANZA ZERO nei confronti di coloro i quali si ostineranno ad esempio a parcheggiare negli stalli loro riservati. In tal caso i proventi delle sanzioni concorreranno a finanziare l’abbattimento delle barriere architettoniche ed il finanziamento della segnaletica necessaria per contrassegnare gli stalli suddetti.

giovedì 4 aprile 2013

Viabilità: quanto è inutile Piazza Duomo


 Ecco l'unica segnalazione che ha trovato sin qui attuazione: piazza Duomo è stata infatti dotata di dissuasori a scomparsa, venendo così incontro alle lamentele di cui alla sottoindicata piccola provocazione.

Era una strada alberata come tante altre. Venne riprogettata quale moderna piazza che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto conferire maggiore decoro alla Matrice, valorizzando nel contempo la necropoli tardoromana e proto bizantina (V-VII sec. d. C.) tornata alla luce intorno al 1995. Oggi non è né l’una, né l’altra. Si presenta piuttosto come terra di nessuno, come una sorta di zona franca in cui potersi impunemente svincolare dal rispetto delle norme giuridiche. Malgrado alcuni mesi fa un investimento ai danni di un ragazzino in bicicletta abbia spinto gli uffici comunali a transennare l’area pedonale, ribadendo il divieto di transito ad automobili e motociclette, la stessa area si presenta oggi completamente priva di paletti e/o altre forme di recinzione.

Il risultato è il caos totale: auto parcheggiate anche in doppia fila ad appena un metro dagli scavi archeologici o dai gradini della Matrice, automobili che dalla via Matteo Nardi attraversano indisturbate l’isola pedonale in direzione piano Baele ed altre che dalla via Ryolo sfrecciano invece in direzione Villa Vaccarino. Il tutto in barba al divieto di transito, con seri rischi per l’incolumità dei pedoni, aggravata peraltro dalla presenza delle basi (perni) sopra cui vengono collocati i paletti di recinzione della stessa area pedonale, le quali basi, prive dei rispettivi paletti, rappresentano un serio pericolo soprattutto per gli anziani: la settimana scorsa una di esse ha fatto inciampare una vecchietta appena uscita da messa. Senza considerare gl’imbrattamenti con vernice spray sulla pavimentazione, lungo la facciata della chiesa e sulla cartellonistica archeologica, quest’ultima completamente sepolta dalle tracce dei writers. E come dimenticare i danni subiti dalle due coperture a vetri degli stessi scavi? Che senso ha allora continuare a chiamarla isola pedonale, quando le automobili parcheggiano e circolano indisturbate? Che senso ha persistere con una piazza priva di verde e frutto soltanto di un artificio progettuale? Visto che dall’episodio dell’incidente subito dal ragazzino in bicicletta nulla è cambiato, perché non scrivere la parola fine, ripristinando la normale circolazione delle automobili, dicendo addio alla pseudo isola pedonale e decongestionando finalmente il traffico veicolare aggravato dalla presenza dell’altra area pedonale istituita nella vicina via Giacomo Medici? Se gli uffici competenti non sono in grado di mantenere l’ordine e la disciplina in una piccola area pedonale, che si torni allora all’antico, ripristinando il traffico veicolare: così, se non altro, il pedone, camminando sui marciapiedi, riuscirà a tutelarsi non facendosi travolgere dalle automobili (fonte: oggimilazzo.it 28 marzo 2013).

mercoledì 3 aprile 2013

Per il rilancio della Biblioteca Comunale



Il rilancio della Biblioteca Comunale di Milazzo parte in primo luogo dalla catalogazione del fondo antico, il quale raccoglie tutti i libri stampati tra il Quattrocento, ossia il secolo durante il quale nacque la stampa, e l’Ottocento. Si tratta perlopiù di volumi acquistati nel XIX sec. presso i mercati antiquari di tutta Italia o di collezioni che appartenevano alle biblioteche dei cinque conventi di Milazzo (Carmelitani, S. Papino, S. Francesco di Paola, S. Domenico e Cappuccini), biblioteche che negli anni Sessanta dell’Ottocento furono confiscate dallo Stato, unitamente ai fabbricati dei suddetti conventi, e trasferite ai Comuni, che ne diventarono legittimi proprietari. Tale catalogazione se da un lato consentirà di disporre di un elenco aggiornato ed esaustivo dei volumi custoditi - al momento se si dovesse ripetere il furto di antichi volumi registratosi alcuni anni fa non si sarebbe in grado di risalire all’identificazione delle unità trafugate - dall’altro permetterà di rendere finalmente fruibile alla consultazione l’intero fondo antico, costituito da libri pubblicati nel Quattrocento (cosidetti incunaboli, per un totale di n. 7 unità), nel Cinquecento (cinquecentine, per un totale di n. 90 unità), nel Sei, Sette ed Ottocento. Tra i volumi del fondo appena citato si ricordano, oltre ai tantissimi di carattere religioso, «Naturalis Historiae», incunabolo pubblicato nel 1487 (Caii Plinii Secundi), «La prima parte del general trattato di numeri» di Nicolò Tartaglia (Venezia 1556), «Delle navigazioni et viaggi» (ed. Giunti, Venezia 1550) ed «Historie et descrittione del Regno di Sicilia» di Giuseppe Carnevale (ed. Orazio Salviani, Napoli 1591).

Alla  catalogazione farebbe seguito un ciclo di mostre, eseguite sfruttando le vecchie ed eleganti teche della Biblioteca recentemente oggetto di restauro. Queste esposizioni consentirebbero di divulgare ai cittadini, ma soprattutto alle scolaresche, attraverso mostre tematiche con cadenza bimestrale (dedicate di volta in volta al Risorgimento, alla Botanica, alla Medicina, all’Architettura, etc.), il prezioso fondo bibliografico, in gran parte costituito da ricchissime ed eleganti tavole ed incisioni.

Alla Biblioteca anche il compito di organizzare, rilanciando così un’idea tanto cara al compianto prof. Peppino Pellegrino, due convegni di studio con cadenza annuale sulle figure di S. Francesco di Paola e Luigi Rizzo, invitando da ogni parte d’Italia autorità religiose e militari, oltre ad illustri studiosi, prevedendo altresì la pubblicazione integrale degli atti di ciascun convegno.

Per una sezione staccata nel Castello. Una filiale della Biblioteca - da intitolarsi alla memoria del suo fondatore Stefano Zirilli (1812-1884) e del prof. Peppino Pellegrino, scomparso recentemente - dovrà necessariamente sorgere - sotto forma di spazi espositivi - nei restaurati locali della cittadella fortificata, dove verrebbero esposti i trattati di architettura ed arte militare pubblicati tra Cinque e Ottocento, i circa venti fucili ottocenteschi con baionetta in atto custoditi nei magazzini di Palazzo D’Amico e la splendida collezione di carte geografiche donate nel 1884 dal fondatore Stefano Zirilli, un piccolo tesoro, ignoto ai più: oltre un centinaio di unità, una preziosa collezione rimasta per oltre un secolo “nascosta” tra i polverosi scaffali dell’Archivio Storico comunale, che così potrebbe finalmente aprire i suoi forzieri per mostrare ai turisti ed agli stessi Milazzesi alcuni dei suoi pezzi pregiati. Si tratta di un’affascinante serie di eleganti carte - alcune risalenti al Cinquecento ed al Seicento, ma quasi tutte pubblicate nel Settecento - che raffigurano perlopiù stati europei  e province italiane e che provengono dalla ricchissima biblioteca privata di palazzo Zirilli (oggi fabbricato “Prenatal” in Marina Garibaldi), il cui proprietario collezionava carte geografiche pregevoli e rare: si pensi che alcune di esse vengono oggi valutate sui mercati antiquari decine e decine di migliaia di euro. Una ricchissima collezione che potrebbe fare bella mostra di sé - in modo permanente - nei recuperati locali del Mastio al Castello, peraltro restaurato non a caso quale “bene delle Comunità Europea”; ed un’esposizione di antiche carte geografiche raffiguranti i diversi stati del vecchio continente conferirebbe senza alcun dubbio al nostro maniero quella dimensione europea che merita.

La Biblioteca Comunale dovrebbe inoltre curare la pubblicazione di un periodico culturale con cadenza almeno trimestrale. Un periodico incentrato su tradizioni, storia, arte e natura da destinare alle scolaresche, allo scopo soprattutto di divulgare la storia patria tra le giovani generazioni, contribuendo a favorire la divulgazione del patrimonio storico-artistico cittadino.

La Biblioteca Digitale. Importante inoltre il miglioramento e potenziamento del progetto già avviato recentemente ed intitolato “Piccola Biblioteca Milazzese”, un’iniziativa che mira a rendere fruibili online in formato PDF ed in versione integrale opere sulla Città di Milazzo o di autori milazzesi, opere non più coperte dalla normativa sui diritti d’autore e di difficile reperimento sui tradizionali canali commerciali.

Da potenziare anche servizi ormai divenuti stabili come il Maggio dei Libri lo Scambialibro o le letture ai più piccoli.

Per rimediare alla mancanza di fondi - viste le condizioni delle dissestate casse comunali - si prevede il lancio di una massiccia campagna pubblicitaria al fine di favorire l’acquisizione di nuovi testi attraverso donazioni, imitando quanto già fatto negli anni Settanta dell’Ottocento dal fondatore Stefano Zirilli, il quale acquisì un cospicuo patrimonio librario, presentando istanze di donazioni persino a Sua Maestà il Re d’Italia e ad Alessandro Manzoni, che accettarono entusiasticamente l’invito dell’illustre milazzese.

Si prevede poi l’istituzione di un’emeroteca acquisendo tra l’altro - ove possibile - le collezioni dei periodici pubblicati a Milazzo sino ad oggi e la rassegna stampa curata dagli stessi uffici comunali negli ultimi decenni

Che si renda infine dignitosa l’accoglienza dei locali del secondo piano di Palazzo D’Amico, quelli che appunto ospitano le sale della Biblioteca Comunale, con la manutenzione periodica dell’impianto di climatizzazione, vergognosamente non funzionante da diversi anni.

martedì 26 marzo 2013

SOS Cimitero monumentale.


CIMITERO MONUMENTALE: SALVARE LA MEMORIA PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

La porzione monumentale del Cimitero di Milazzo versa in condizioni di vergognoso degrado. Chi scrive ricorda sin da bambino marmi distaccati, iscrizioni non più leggibili, etc. Adesso che sono passati altri trent’anni il degrado è ancora più marcato. Certamente le Amministrazioni Comunali che si sono susseguite in questi ultimi decenni non hanno brillato per efficienza e soprattutto per sensibilità nei confronti dei nostri cari defunti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Peraltro i tempi difficili che stanno attraversando le dissestate casse comunali rendono improbabile un intervento immediato che restituisca in tempi brevi dignità e decoro all’estrema dimora dei Milazzesi. Pertanto, auspicando che si proceda al più presto al rinnovo delle concessioni revocabili, come avanzato dallo scrivente con preedente proposta, in questa sede ci si limita a proporre un intervento che non comporta alcun impegno di spesa.

Si tratta in sostanza di procedere ad un censimento fotografico delle lapidi della suddetta sezione monumentale, recentemente oggetto di apposizione di vincolo da parte della Sovrintendenza di Messina, procedendo così, prima che sia troppo tardi, a “salvare” tanto le fotografie quanto il testo delle singole iscrizioni. Affinchè sia possibile rimpiazzare e ricollocare in futuro - quando cioè saranno disponibili le necessarie disponibilità finanziarie - le iscrizioni marmoree che giorno dopo giorno si frantumano a causa delle condizioni di degrado in cui versa il Cimitero. Un dovere morale nei confronti del Cimitero quale bene culturale, ma soprattutto dei defunti i cui poveri resti rischiano di diventare anonimi. In passato, infatti, i resti frantumati delle lapidi marmoree sono andati a volte dispersi.

Con un’operazione economica, qual è quella di cui sopra, si salverebbe nel contempo un imponente archivio di informazioni storiche che altrimenti andrebbe perduto. E che il Cimitero sia un archivio a cielo aperto lo attesta, tra l’altro, la meritoria opera del Padre Isidoro da Limina, che qualche decennio fa ha pazientemente trascritto e raccolto in un pregevolissimo volume le migliori iscrizioni leggibili nel panoramico Cimitero dei Milazzesi.

Analogamente andrebbe digitalizzato, o almeno fotocopiato - basterebbe anche in questo caso una semplice ed economica macchina fotografica digitale - l’archivio cartaceo dello stesso Cimitero, circa una ventina di registri manoscritti, compilati quotidianamente dai custodi che si sono susseguiti dal 1888 (anno di apertura del Cimitero) ad oggi, le cui ingiallite pagine consentono di individuare con rapidità e precisione il loculo in cui è stato seppellito ciascun defunto, oltre a fornire preziose informazioni anagrafiche (è indicato persino il mestiere) relativamente agli stessi defunti. In tal modo si creerebbe una copia di sicurezza di tali volumi cartacei, che altrimenti, nel caso malaugurato di incendio o smarrimento, potrebbero andare irrimediabilmente perduti.

Infine, pur nelle ristrettezze del bilancio comunale non va trascurata la necessità di mettere in sicurezza le iscrizioni marmoree prossime a distaccarsi dall’alto e che dunque mettono non poco a repentaglio la pubblica incolumità. È il caso ad esempio della tomba del patriottico colonnello Luigi Foramiti da Cividale, deceduto nel 1890, il cui profilo biografico è stato recentemente riscoperto dal prof. Filippo Russo. Ma quella stessa Milazzo che la lapide marmorea addita come «sua seconda Patria» sembra purtroppo essersi dimenticata di Lui.

venerdì 15 marzo 2013

Gettoni di presenza ed indennità? No, grazie.



Moralizzare i costi della politica. In una situazione, qual è quella attuale, col dissesto che impone per almeno 5 anni il versamento da parte dei Milazzesi dei tributi comunali con le aliquote massime previste dalla legge, s’impone un drastico cambio di rotta in materia di costi della politica.



Sta arrivando il momento di pagare la seconda rata dell’Imu. A Milazzo, a giugno, si dovrà applicare l’aliquota massima dell’1,06%, ossia il 10,60 per mille sulle seconde case, mentre a dicembre era stato pagato soltanto lo 0,76%. Una vera e propria stangata cui si aggiungerà l’aumento sulle prime case: 6 per mille in luogo del già versato 4 per mille. E già all’inizio della scorsa estate la gente era furiosa. Così saranno in molti a dover sacrificare la propria tredicesima o parte di essa per saldare l’imposta sulla propria casa.



Gli aumenti tributari non sono stati accompagnati da alcuna riduzione dei costi della politica. Assessori e sindaco continuano a percepire tranquillamente le proprie indennità, mentre da parte degli ormai decaduti consiglieri comunali  si è registrata soltanto la promessa - peraltro non mantenuta - di un adeguamento dei propri gettoni, per tentare di rimediare alle storture provocate dalla poco elegante questione dei “gettoni d’oro”.



In tempi di dissesto delle casse comunali, aggravati peraltro dalla crisi che ha messo in ginocchio i bilanci di molte famiglie, le quali a stento riescono a sbarcare il lunario e ad arrivare a fine mese, s’impone dunque una svolta, un esempio da parte di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la rinuncia a gettoni di presenza ed indennità da parte di chi intende ricoprire, rispettivamente, la cariche di consigliere ed assessore comunale. D’altra parte i consiglieri comunali che hanno la fortuna di avere un posto di lavoro, salvo casi di occupazioni con turnazioni notturne, possono tranquillamente affiancare lavoro ed impegno politico, senza che il secondo vada ad interferire col primo: le sedute dell’organo consiliare si svolgono infatti di norma nelle ore serali, dunque ben lontano dalla giornata lavorativa.



Unica eccezione sarà fatta per il sindaco, che non potrà lavorare ed amministrare contestualmente. Gli sarà garantita una congrua indennità, quanto basta per vivere dignitosamente, un'indennità comunque ridotta rispetto a quanto percepisce al momento l’attuale primo cittadino.


lunedì 11 marzo 2013

Stop ai piccoli contributi dalla Raffineria: meglio investirli per la tutela ambientale




A caval donato, si sa, non si guarda in bocca. Ma a volte bisogna essere anche un po’ sfacciati. Ad offrire lo spunto è l’impianto di climatizzazione del Trifiletti, riparato dalla Raffineria che nella struttura teatrale, lo scorso giugno, in un’assolata giornata di scirocco, si sarebbe rovinata la festa del 50° anniversario, se il caldo afoso dei palchi e della platea avesse provocato una forte sudorazione sotto le camice dei dirigenti in giacca e cravatta o sotto le mise inappuntabili delle rispettive consorti. La riparazione dell’impianto di climatizzazione (mai entrato in funzione dall’inaugurazione del 2010 e recentemente di nuovo fuori uso, visto che l’Enel ha tagliato l’utenza elettrica del Teatro a causa dei noti problemi finanziari del Comune) si va ad aggiungere ad altre generose concessioni del colosso di contrada Mangiavacca a favore della collettività milazzese: la donazione di una striscia di terreno per consentire l’allargamento della carreggiata stradale in viale Gramsci, le torri faro del Grotta Polifemo, i piccoli contributi a pioggia per questa o quella manifestazione estiva o natalizia, etc. etc. Il tutto in piena conformità ad un rapporto di collaborazione instaurato dai nostri primi cittadini sin dai tempi del cav. Monti, quando il Comune di Milazzo percepiva dalla Ram persino prestiti a tasso zero per pagare il personale.

A caval donato non si guarda in bocca. Ma in un clima di assoluta sfiducia, qual è quello attuale, nei confronti tanto dei politici di Roma quanto dei politicanti nostrani, i Milazzesi di buon senso alla loro, sottolineo loro, Raffineria chiedono ben altro. Non più minuscole elargizioni, ma un impegno serio e concreto rivolto a ridurre ancor più di quanto sia stato fatto sino ad oggi l’impatto sull’ambiente. Basta con le piccole elargizioni, di cui alla fine rimane ben poco. Alla Raffineria occorre chiedere ben altro: investa ogni anno a favore dei Milazzesi qualche milione di euro in più, per rinvigorire il rapporto di fiducia con loro e con gli altri abitanti del comprensorio e nel contempo per onorare meglio gl’impegni presi in sede di certificazione ambientale ISO 14001. Quello che i Milazzesi di buon senso chiedono è un report annuale in cui alla fine di ogni anno venga elencato quanto è stato speso nel corso dell’anno per migliorare le prestazioni ambientali. Quel che vogliono sapere è cosa sia stato fatto per ridurre le emissioni di composti organici volatili (COV) attraverso l’installazione del sistema di recupero vapori (VRU) che ai pontili della Ram permetterebbe l’assorbimento degli idrocarburi emessi dalle navi cisterna durante il caricamento dei prodotti leggeri. Quel che vogliono sapere è cosa si sta facendo per potenziare ulteriormente l’impiego di aria ai fini del raffreddamento dei prodotti petroliferi, in modo tale da ridurre l’incidenza sulle scorte idriche del suolo. E soprattutto come si sta affrontando il potenziamento del presidio interno dei vigili del fuoco giudicato “inadeguato” da un rapporto di cui ha dato notizia il Corriere della Sera appena qualche mese fa. Stop dunque alle minuscole, sia pur generose, concessioni. Una riunione l’anno, soltanto una breve riunione l’anno, per illustrare ai cittadini (con tanto di fatture alla mano) le iniziative intraprese per migliorare la qualità dell’ambiente e, di conseguenza, la salute dei nostri figli.

giovedì 7 marzo 2013

Proposta per un utilizzo razionale del Castello di Milazzo


 

I recenti lavori eseguiti entro il Castello hanno restituito ai Milazzesi numerosi vasti ed eleganti contenitori entro cui organizzare in futuro svariate esposizioni museali e manifestazioni congressuali. Scopo di questo intervento è proprio quello di proporre alcune utilizzazioni razionali di tali locali, secondo criteri rigorosamente rispettosi della storia e dell’identità dei luoghi, peraltro tenendo ben presenti le difficoltà in cui versano le dissestate casse comunali.

A mio avviso, non può e non deve passare in secondo piano un dato di fatto: a 5 anni dalla fine dell'era Italiano, il Castello continua a trovarsi nelle stesse identiche condizioni del 2010: grandi stanzoni restaurati, ma miseramente ancora vuoti. Nessuna attrattiva permamente in grado di accogliere e distrarre i turisti anche nei periodi invernali. Al turista che si reca al Castello in un freddo giorno di febbrario, ad esempio, non rimane altro che gustare soltanto le architetture del bene culturale. Nessuna iniziativa duratura, nessuna esposizione museale permanente.
Si propone pertanto in primo luogo la revoca di qualsivoglia convenzione siglata in passato dal Comune con privati o con associazioni culturali al fine di assicurare la gestione dell’intero complesso fortificato, ancorché a titolo esclusivamente gratuito, qualora tale gestione sia stata affidata prescindendo dai canoni del buon senso, tra tutti l’esperimento di una pubblica gara.

Si prevede quindi la rimodulazione del ticket d’ingresso, destinandolo esclusivamente alle spese di manutenzione ordinaria (costi di giardinaggio, spese di pulizia periodica di servizi igienici ed altri ambienti interni, manutenzione impiantistica, implementazione videosorveglianza interna etc. etc) e a quelle necessarie per l'acquisto di cartellonistica turistica e strutture espositive da allestire entro lo stesso Castello. Va inoltre rimodulata la esagerata previsione di entrata (incassi ticket) quantificata negli ultimi bilanci di previsione. Giardinaggio e pulizia garantiranno così un servizio decoroso e dignitoso ai visitatori del maniero, ben lontano dagli standard cui ci siamo purtroppo abituati negli ultimi anni con gli scavi archeologici – che hanno riportato alla luce l’antico abitato della città murata – completamente avvolti e nascosti dalle erbacce, le quali, dirimpetto alla cinquecentesca Cinta Spagnola, oltre a compromettere l’efficacia dei potenti faretti dell’illuminazione artistica, rischiano, a contatto col calore degli stessi faretti, di provocare un devastante incendio.

Si propone ancora di emendare, prima che sia troppo tardi, la scellerata richiesta di finanziamento europeo, già avanzata dall’Amministrazione Comunale in carica, che prevede la costruzione di un grande teatro all’aperto, che costerebbe alla collettività oltre quatto milioni e mezzo di euro. In questi tempi di crisi e di dissesto impiantare una tale struttura significherebbe costruire una vera e propria cattedrale nel deserto, visto che il Comune, al momento, non solo non ha il denaro necessario per allestire un solo spettacolo, ma non riesce nemmeno a garantire il pagamento dell’utenza elettrica del Teatro Trifiletti, miseramente chiuso per mancanza di fondi. Peraltro gli oltre 4.500.000 di euro sono stati sottratti al restauro di gran parte della cittadella fortificata, i cui ambienti più antichi e suggestivi – tra tutti la quattrocentesca Cinta Aragonese e le cinquecentesche gallerie di contromina dei bastioni di S. Maria e delle Isole – mai sottoposti ad intervento di restauro, rischiano di andare irrimediabilmente perduti. Rinunciando ad un teatro all’aperto, in cui non avremo il piacere nel corso del prossimo decennio di poter assistere ad un solo spettacolo (viste anche le difficoltà finanziarie in cui versano l’Assessorato Regionale al Turismo e Spettacolo e la Provincia Regionale di Messina, prossima al default), si potranno così appaltare i lavori necessari per il completamento dei restauri dello stesso Castello.
Quanto di seguito elencato tende inoltre a modificare radicalmente precedenti costosi progetti di destinazione d’uso delle singole porzioni della cittadella fortificata. Progetti che non potranno mai trovare applicazione nell’immediato, vista la carenza di fondi finanziari nelle dissestate casse comunali. Si propongono pertanto le seguenti modalità di utilizzo, che non comportano impegni di spesa a carico del bilancio comunale.

MONASTERO DELLE BENEDETTINE (impropriamente denominato “Palazzo dei Giurati”).
 da destinare a:

 - MUSEO DELLA CITTA' MURATA 
- MUSEO DELLA TONNARA
- esposizioni temporanee e convegni

Si propone di istituire al suo interno (precisamente al primo piano) il Museo della Città Murata, uno spazio espositivo in cui raccogliere tutti i reperti rinvenuti entro la cittadella fortificata dagli anni Trenta del Novecento ad oggi. Il Museo dovrebbe sostanzialmente riproporre, ampliandone e migliorandone i contenuti, la mostra permanente allestita qualche anno fa nella Sacrestia del Duomo antico a cura della Società Milazzese di Storia Patria.
Tale spazio museale raccoglierebbe perlopiù i reperti restituiti dal piano di calpestio della cittadella fortificata e rinvenuti dai soci del suddetto sodalizio nel triennio 2003/05. Il Museo verrebbe ulteriormente arricchito dai reperti rinvenuti dalla Sovrintendenza ai BB. CC. e AA. di Messina nel corso dei recentissimi scavi archeologici eseguiti nello spazio antistante il bastione delle Isole: una serie di reperti, quelli rinvenuti nel 2009 dalla sezione archeologica della Sovrintendenza di Messina, che in parte è stata già esposta nell’Antiquarium “Domenico Ryolo” di via Impallomeni nel maggio 2011, quando i visitatori hanno potuto ammirare ceramiche, stoviglie, pipe in terracotta e numerosi altri oggetti di uso quotidiano risalenti perlopiù all’età moderna.
Tornando all’esposizione della Società Milazzese di Storia Patria, conviene ricordare che si tratta di una ricchissima raccolta di reperti di vario tipo, come le circa duecento monete antiche, databili tra l’età classica e gli anni più recenti del Regno d’Italia, i cui esemplari più preziosi, si pensi alla moneta mamertina raffigurante il Dio Adranos (III sec. a. C.) o al Trifollaro normanno di Ruggero I (XI sec), verrebbero evidenziati attraverso gigantografie appese alle pareti, corredate a loro volta da ampie descrizioni.
Il Museo della Città Murata si articolerebbe seguendo un percorso coordinato che spazierebbe dalla numismatica alle pipe ed ai fischietti in terracotta, dagli antichi proiettili alle pietre focaie ed ancora mattonelle, ceramiche, bottoni di divise militari, etc.
Reperti che verrebbero impreziositi da ampi pannelli informativi e, tra l’altro, dalla riproduzione delle divise militari delle truppe britanniche in forza a Milazzo durante le guerre napoleoniche, divise cui si riferiscono alcuni esemplari di bottoni ritrovati all’interno della cittadella fortificata.
Significativa a tal proposito la riproduzione della ben nota Gabbia di Milazzo, rinvenuta all’interno del maniero proprio accanto ad alcuni bottoni di divisa militare.
Alla raccolta di tutti questi reperti, che testimoniano il vissuto quotidiano dell’antica cittadella fortificata, verrebbe affiancata l’esposizione di pannelli espositivi riproducenti le date e le iscrizioni visibili ancor oggi lungo gli intonaci e le pietre da taglio della città murata, dalla data quattrocentesca in pietrine laviche osservabile lungo la parete del Mastio posta alle spalle del grande camino della sala cosiddetta del Parlamento a quella secentesca (1630) leggibile alla base di uno dei bastioni tondi della cinta aragonese ed ancora nomi e cognomi graffiti qua e là lungo gli intonaci dal Cinque-Seicento ad oggi.
Una sezione apposita del Museo della Città Murata verrebbe poi dedicata ai numerosi marchi dei lapicidi osservabili lungo le decorazioni in pietra da taglio del Mastio (si pensi per es. ai conci in pietra lavica della cosiddetta Torre Araba). Di tali marchi verrebbero esposti tanto le fotografie quanto i calchi.

L’istituzione di tali spazi museali non comporta alcun onere per le casse comunali, essendo già stati stanziati dal dirigente comunale ai LL.PP. arch. Natalia Famà ben 80.000 euro, frutto dell’approvazione di una perizia di variante nell’ambito del maxi finanziamento di 11 milioni di euro concesso per le manutenzioni straordinarie della cittadella fortificata. Tali fondi consentiranno così di provvedere all’acquisto di adeguate ed eleganti strutture espositive.

Sin qui il primo piano del Monastero delle Benedettine, adibito dunque interamente a Museo della Città Murata, spazio museale che si concluderebbe con l’esposizione della vasta cartografia militare raffigurante la stessa città murata e più in generale la Città di Milazzo, cartografia da arricchire con la riproduzione di significativi documenti d’archivio attestanti la presenza a Milazzo di alcuni importanti ingegneri militari, da Tiburzio Spannocchi a Camillo Camilliani, da Giulio Lasso ed Orazio del Nobile a Pietro Novelli.
In questa sezione si suggerisce di trasferire il piano regolatore, attualmente custodito entro il Palazzo Municipale e redatto dall’ing. Antonino Cumbo Borgia negli anni Novanta dell’Ottocento, piano dal quale si percepisce ancora il tracciato planimetrico degli antichi isolati che sorgevano all’interno della cittadella fortificata.
A tal proposito si suggerisce altresì di corredare l’esposizione cartografica con alcuni documenti d’archivio (oggi custoditi nell’Archivio Storico della Città di Milazzo) attestanti la precisa ubicazione – vi sono indicate le contrade – e la tipologia dei numerosi edifici privati e pubblici un tempo esistenti all’interno della città murata.
Al Museo della Città Murata verrebbe destinato l'intero primo piano dell'ex monastero. Al piano inferiore si propone invece l'istituzione (lato Ponente) del Museo della Tonnara, in modo tale che dalle panoramiche finestre i turisti possano ammirare la baia del Tono, sede per secoli dell'omonima tonnara. Nel museo verrebbero esposti i reperti già a disposizione dell'associazione Tono Solemare, della Società Milazzese di Storia Patria e dello scrivente. Alle esigenze museali verrebbe sottratta la porzione di Levante, da destinare, unitamente all’aula dell’antica chiesa del SS. Salvatore, a piccoli convegni o ad esposizioni temporanee. 

 DUOMO ANTICO

Rimane confermata la sua destinazione a sala convegni, da potenziare però con l'acquisto di strutture ed attrezzature moderne ed adeguate per tale tipologia di destinazione d'uso.

MASTIO

 da destinare a:

- ESPOSIZIONE PERMANENTE DELLE CARTE GEOGRAFICHE (C. D. «GALLERIA DEL MAPPAMONDO»)
- MUSEO GARIBALDINO
- MUSEO ETNOANTROPOLOGICO
- VETRINA DELL'ENOGASTRONOMIA E DELLE ATTIVITA' AGRICOLE ED ARTIGIANALI DEL COMPRENSORIO
- esposizioni temporanee e convegni

Si propone di destinare la porzione di Levante del primo piano di tale struttura a suggestiva esposizione delle antichissime carte geografiche (secc. XVI - XVIII) di proprietà del Comune di Milazzo e raffiguranti perlopiù gli antichi stati europei, restituendo così al Castello la dimensione europea che merita.

Il primo piano dell’ala meridionale del Mastio, quella cui si accede attraverso il suggestivo scalone centrale, potrebbe essere destinato a esposizioni temparanee. La porzione di Ponente del primo piano, attigua al grande salone con Camino (da destinare a piccoli convegni e conferenze), verrebbe destinata invece a Museo Garibaldino, visto che a tal proposito si registra la disponibilità di un noto studioso locale che metterebbe a disposizione della collettività, previe opportune garanzie (assicurazione e videosorveglianza interna), la propria stupenda collezione di cimeli garibaldini.
Il primo piano della porzione nord del Mastio ospiterebbe un’abbondante esposizione fotografica permanente, corredata da planimetrie e pannelli descrittivi, esposizione che consentirebbe al visitatore di osservare gli ampi e suggestivi spazi sotterranei ancora esclusi dall’ordinario circuito di visita: ci si riferisce alla galleria di contromina del bastione delle Isole ed a quella del bastione di S. Maria, cui si accede dall’altrettanto suggestivo pian terreno.
In tal caso si offrirebbe al visitatore una esauriente descrizione esplicativa in grado di far rivivere l’attacco delle mine nemiche, e le terribili difese a base di fumi e gas asfissianti iniettati attraverso i «catusi» dei cunicoli di contromina, condotti ancora esistenti, i catusi appunto, che richiamano alla memoria i canoni progettuali di un grande ingegnere militare che nel Cinquecento operò anche a Milazzo, il bergamasco Antonio Ferramolino.
Una porzione di quest’ultima sezione verrebbe dedicata ad altri ambienti esclusi dal circuito di visita: polveriere e cisterne.

Si propone quindi di destinare le celle ubiucate al pian terreno del Mastio a Museo Etnoantropologico (arnesi da bottaio ed altri antichi mestieri, collezione di bottiglie di vino della ex Cantina Sperimentale, reperti, usi e costumi della civiltà contadina, etc.) rivolto nel contempo a promuovere i prodotti agro-alimentari del territorio, da quelli del vivaismo (barbatelle, piante di olivo ed altre piante ornamentali) a quelli dell'enogastronomia (Mamertino DOC ed olio DOP Valdemone, tonnina e ventre di tonno, piatti e prodotti tipici di Milazzo e dintorni). Il Museo Etnoantropologico, le attività agricole, i ristoratori e le iniziative dell'artigianato locale si integrerebbero e compenetrerebbero così in una sorta di fiera enogastronomica di arti e mestieri, una vera e propria vetrina per promuovere l'enogastronia e le attività agricole ed artigianali della vasta Piana di Milazzo, ivi inclusi i comuni limitrofi. 
BASTIONE DELLE ISOLE E BASTIONE DI S. MARIA. La proposta consiste nell’utilizzare questi possenti e vasti contenitori semplicemente per esporre grandi pannelli espositivi raffiguranti lo stato di degrado in cui versava il complesso fortificato prima dei recentissimi lavori di manutenzione. Ragioni di opportunità suggeriscono di non utilizzare in altra maniera questi enormi contenitori, in vista dei futuri interventi di restauro rivolti a recuperare taluni ambienti – ivi incluse le gallerie di contromina – non ancora oggetto di alcun tipo di intervento.
Si propone inoltre di collocare nell’ampio locale annesso al bastione di S. Maria – quello sormontato da volta a botte e caratterizzato dalla presenza dell’arco di trionfo della chiesa madre cinquecentesca – un grandissimo plastico riproducente la cittadella fortificata. Tale plastico, che potrebbe essere commissionato agli studenti del locale Istituto d’Arte, sarebbe un ottimo ausilio per l’esposizione ai visitatori da parte delle guide prima dell’inizio di ciascuna visita al complesso fortificato.

IL CASTELLO, PARCO CITTADINO Sin qui alcuni suggerimenti rivolti a valorizzare la città murata, che dovrebbe tornare ad essere centro vitale.
Per tornare a rivivere, l’intero complesso fortificato dovrà essere pensato come un immenso parco cittadino entro cui far girovagare liberamente i cittadini, previa delimitazione delle aree in cui si riterrà opportuno negare l’accesso e previo potenziamento del sistema di custodia e videosorveglianza in modo tale da scoraggiare e reprimere taluni comportamenti inopportuni. Perchè impedire a chi fa footing di correre sin sotto le mura del torrione normanno o attorno alle mura del Mastio? Perchè precludere all'anziano di leggere il quotidiano seduto comodamente in panchina, all'ombra di uno degli alberi piantati all'interno del Castello, godendosi e gustandosi quella tranquillità che solo la città murata, lontana dallo smog e dal traffico automobilistico, può garantire? Perchè impedire alle mamme di portare i propri bimbi a giocare negli invitanti parchi giochi Robinson, con eleganti altalene e capannette lignee, posti nel giardino voluto negli anni Venti dall'amministrazione carceraria fascista lungo le mura del Mastio?
Auspicabile infine l’installazione di alcuni parchi Robinson per i più piccoli anche lungo le mura esterne, precisamente lungo la poderosa cinta spagnola, dirimpetto la quale andrebbe realizzato un elegante e curatissimo prato all’inglese, che farebbe risaltare non poco l'imponenza delle strutture murarie.

Se il tutto, poi, sarà condito da tutte quelle iniziative occasionali di contorno programmate e promosse dall'assessore Dario Russo, cui va peraltro il merito indiscusso di aver aperto il Castello negli orari notturni, consentendo una maggiore fruizione dello stesso, ecco che allora senza alcun dubbio il Castello potrà tornare ad essere quel centro vitale cui si accennava sopra.



Tuteliamo la Vaccarella dei pescatori


 
PETIZIONE PER TUTELARE VACCARELLA ED I SUOI PESCATORI DALL’ESPANSIONE ULTERIORE DEI PONTILI GALLEGGIANTI (PORTICCIOLI TURISTICI)

Ill. ma Sovrintendenza di Messina
U.O. 11 - beni etnoantropologici

e p.c. Ill.mo sig. Sovrintendente ai BB. CC. AA. di Messina
e p.c. Ill.mo sig. Sindaco di Milazzo

Oggetto: borgo marinaro di Vaccarella (Milazzo). Richiesta di vincolo etnoantropologico. Lettera aperta.

PREMESSO che il TAR di Catania (presidente Ferlisi, consiglieri Guizzardi e Savasta) con la sentenza n. 03250/2011ha accolto - come si legge nel comunicato stampa diffuso online dal Comune di Milazzo nel proprio sito internet in data 11 gennaio 2012 - il «ricorso presentato dalla coop. Kabiria di Milazzo, rappresentata dall’avv. Franca Patrizia Formica, avverso il provvedimento di revoca della concessione demaniale da parte dell’assessorato regionale al Territorio ed Ambiente per la realizzazione in un’area del rione di Vaccarella di pontili galleggianti per l’ormeggio di imbarcazioni e servizi a terra». Nel comunicato si legge altresì che il TAR ha accolto le ragioni della Kabiria, «annullando la nota emessa dalla Regione – assessorato al Territorio ed Ambiente – il 10 agosto 2010, che revocava la concessione demaniale marittima per il mantenimento di un’area di 2575 mq di specchio acqueo e di 250 mq di area a terra, per il posizionamento di pontili galleggianti».

CONSIDERATO che nel territorio di Milazzo sono stati già impiantati tre porticcioli turistici con pontili galleggianti e che ben due di essi sono stati ubicati nel pittoresco borgo marinaro di Vaccarella, dotando senza alcun dubbio di notevoli servizi il comparto della locale nautica da diporto e contribuendo non poco a rafforzare l’immagine turistica alla Città di Milazzo, sottraendo però, nel contempo, spazio vitale alla millenaria laboriosità dei pescatori milazzesi, anima e cuore pulsante di questo borgo marinaro, in cui le fatiche quotidiane degli stessi pescatori rappresentano, altrettanto indubbiamente, un patrimonio etnoantropologico di straordinaria importanza nel contesto urbano.

CONSIDERATO altresì che nel breve tratto di spiaggia rimasto a disposizione dei pescatori di Vaccarella dopo l’istituzione dei suddetti pontili galleggianti è possibile assistere, giorno dopo giorno, a gesti antichi ed affascinanti (pescatori intenti a preparare “conzi”, a cucire “battùgghi”, a «‘mbasàre lacciàre», etc.) intimamente legati alla storia ed all’identità del luogo, gesti cui non mancano di soffermarsi cittadini e turisti intenti a passeggiare nel borgo marinaro, dove, proprio nella porzione di mare interessata dalla concessione della ditta Kabiria, è possibile assistere altresì al calo della lacciara nell’ultima “posta” (specchio d’acqua in cui si cala la rete, ndr) sopravvissuta a Vaccarella dopo l’avvento dei moderni pontili galleggianti: un filmato caricato su Youtube e girato la scorsa estate, durante il calo della “lacciàra” in tale posta, mostra come appunto i passanti non manchino di sostare per osservare i pescatori intenti a catturare le proprie prede in quest’ultimo angolo di mare “sopravvissuto” per la pesca di colorite, cavagnole ed altre varietà di pesci.

RITENUTO pertanto che con la concessione alla ditta Kabiria scomparirebbe l’ultima “posta” di Vaccarella, borgo marinaro da sempre dedito alla pesca, nel cui mare pertanto non si potrà più pescare un solo pesce con la lacciara.

RITENUTO altresì che il tratto di spiaggia sottratto ai pescatori è teatro quotidiano di quei gesti antichi (il lavoro dei pescatori) che bene si raccorderebbero all’istituendo “Museo del Mare e delle Attività Marinare”, che il Comune di Milazzo sta allestendo nel fabbricato in stile neogotico denominato “Ex Asilo Calcagno” e posto proprio dirimpetto alle porzioni di spiaggia e di mare concesse alla Kabiria.

CONSIDERATO pertanto che la suddetta concessione alla Kabiria andrebbe a penalizzare l’istituzione del museo comunale, di cui peraltro sono stati appena acquisiti tutti i pareri sul progetto esecutivo e per il quale lo stesso Comune ha avanzato, unitamente ai lavori di completamento della cittadella fortificata, istanza di finanziamento: in sostanza l’istituendo museo, che nelle intenzioni degli amministratori comunali dovrebbe arricchire la tradizione marinara ancora esistente, rischierebbe di perdere irrimediabilmente il suggestivo ambiente circostante, fatto di pesca e di pescatori, oltre che di storia e tradizioni, vanificando di conseguenza lo spirito della progettualità comunale.

RITENUTO che il borgo di Vaccarella è costituito non solo da barche, da reti e da pescatori, ma anche da un insieme affascinante di tradizioni e beni immateriali che per la loro storia e valore intrinseco non possono non meritare la tutela di questa Sezione Etnoantropologica della Sovrintendenza.

CONSIDERATE ancora le parole recentemente pronunciate dall’ex presidente dell’Ente Teatro di Messina on. Luciano Ordile, da sempre impegnato per la salvaguardia dei beni etnoantropologici: «La Sicilia è stata una grande antesignana nel riconoscimento e nella tutela dei beni immateriali: ne è una dimostrazione la legge 116 del 1977. E nel resto d’Italia non esisteva nessuna altra legge che si occupasse in questo modo dei beni qui trattati. Una delle prime tradizioni vincolate come bene etnoantropologico dalla regione Sicilia è stata la Vara di Messina; l’insieme di elementi (materiali e non) che la compongono costituiscono un perfetto esempio di bene immateriale. Cosa c’è di più tradizionale per i messinesi della processione della Vara? Una simile manifestazione di cultura popolare potrebbe andare persa, un giorno, ma non se è stata vincolata dalla regione come bene etnoantropologico. È la riscossa del popolo, di tutti quei costumi e usi che un tempo ci avrebbero fatto vergognare, e che ora vivono la loro rivincita nell’affermare la nostra identità di siciliani» (cfr. www.ilcarrettinodelleidee.com).

CONSIDERATO infine che il borgo marinaro di Vaccarella è stato recentemente oggetto di approfondite ricerche storiche ed etnoantropologiche, in parte già pubblicate da studiosi locali.

TUTTO CIO’ PREMESSO gli scriventi chiedono a questa on. Sovrintendenza di apporre il vincolo etnoantropologico sul borgo marinaro di Vaccarella al fine di salvare quanto rimane della sua millenaria tradizione, che merita di essere salvaguardata e non smembrata ulteriormente con l’istituzione di nuovi pontili galleggianti.
Gli scrivente invitano altresì questa on. Sovrintendenza a  riesaminare, alla luce di tale proposta, la concessione demaniale di cui si è fatto cenno in premessa, peraltro interessata recentemente da sequestro giudiziario.

Per un Museo della Civiltà Contadina e della Barbatella




Proposta per l’istituzione di due spazi museali da allestire nelle contrade S. Marina e S. Marco, tenendo ben presenti le condizioni di dissesto in cui versano attualmente le casse comunali.

Manca ancora a Milazzo un qualsivoglia omaggio da parte delle istituzioni locali al mondo contadino. Se si eccettua la pregevole iniziativa dell’imprenditore dott. Alessio Grasso – istituzione dell’omonimo museo enologico di contrada Albero – la millenaria tradizione agricola della Piana di Milazzo rimane ancor oggi senza una pubblica istituzione museale che ne perpetui la memoria.
Il Museo della Civiltà Contadina sarebbe dedicato esclusivamente alla vitivinicoltura, che sino alla prima metà del Novecento ha rappresentato per secoli la principale risorsa dell’economia milazzese. Esso si snoderebbe in cinque percorsi tematici e troverebbe ospitalità in una delle scuole elementari dismesse della Piana, preferibilmente quella di S. Marina.
Il Palmento - Il museo riproporrebbe attraverso efficaci pannelli fotografici il magazzino dei palmenti di piazza Pozzo, ancora in discrete condizioni, un tempo parte integrante dell’ex feudo di S. Basilio (S. Marina). Si tratta di un vasto locale in cui sono custodite otto ampie vasche (due palmenti, quattro bollitori e due tine) e tre possenti torchi lignei “alla genovese” disposti in batteria. Il fabbricato è impreziosito da alcuni lampioncini in ferro battuto e da una doppia targa marmorea che ne attesta l’anno di costruzione. L’angolo allestito nel museo potrebbe ospitare al suo interno una splendida collezione di carte manoscritte riguardanti proprio questo antico magazzino dei palmenti, dal progetto e dal contratto di appalto redatti nel 1881 in occasione della sua costruzione ai diari delle vinificazioni tenuti con dovizia di dettagli nel settembre di ogni anno dai proprietari dell’epoca, dagli ottocenteschi contratti di compravendita del mosto che ivi veniva prodotto ad un’infinità di altri documenti risalenti alla fine del XIX sec. e riguardanti i terreni e le case coloniche circostanti.
Nel museo farebbero poi bella mostra di sé le fotografie dei proprietari e di alcuni degli umili lavoratori della terra che prestarono servizio nell’ex feudo di S. Basilio. Una porzione dello spazio museale ospiterebbe anche le fotografie dei numerosi palmenti ancor oggi presenti nella Piana di Milazzo, mentre un’altra porzione potrebbe essere dedicata alle lotte contadine capeggiate dai sindacalisti Giuseppe Currò e Tindaro La Rosa, che tentarono di migliorare le condizioni economiche dei lavoratori della terra impegnati nel settore vitivinicolo locale. Inutile ricordare che un’istituzione museale di questo tipo, impiantata nel cuore di S. Marina, andrebbe ad arricchire ulteriormente l’offerta culturale di questa contrada, al momento rappresentata esclusivamente dalla biblioteca parrocchiale “Sac. Corso”.
Il Torchio  - Altri pannelli espositivi potrebbero dar vita ad un’interessantissima esposizione arricchita da immagini che illustrerebbero le tecniche costruttive degli antichi strettoi lignei (“conzi”), contratti e note contabili risalenti al XIX sec. attestanti le loro costruzioni e manutenzioni e soprattutto le fotografie raffiguranti gli ultimi maestri d’ascia milazzesi (i Providenti) che con grande competenza li costruivano e ne curavano le manutenzioni.
La Botte  - Un angolo dello spazio museale ospiterebbe i numerosissimi utensili manuali della locale fabbrica di botti “Placido Comandè di Giovanni Comandè”, la corrispondenza della stessa fabbrica, le fotografie dei bottai milazzesi in attività dalla fine dell’Ottocento ed un video-intervista all’ultimo bottaio di Milazzo, il maestro Salvatore Abbriano.
Le Uve precoci – Una porzione dello museo ha lo scopo di ripercorrere le tappe di oltre sessant’anni di produzione e commercializzazione a Milazzo delle uve da tavola. Questo spazio museale potrebbe riproporre, per mezzo di appositi manichini disposti lungo i tavoli da lavoro, le mansioni delle operaie addette, rispettivamente, alle fasi di selezione e di imballaggio delle uve.
Pannelli espositivi mostrerebbero le foto scattate in un magazzino di c.da Gelso alle soglie degli anni Trenta e, tra l’altro, antichi documenti contabili e corpose corrispondenze attestanti le spedizioni di uve precoci milazzesi verso i mercati svizzeri e tedeschi.
Il Museo della Barbatella – Da ospitare nella nuova struttura comunale sorta accanto la chiesa di contrada S. Marco, per oltre un secolo storica contrada produttrice di piantine di vite nonché sede, intorno alla fine dell’Ottocento, dei barbatellai del Regio Vivaio Governativo di Viti Americane di Milazzo diretti dall’autorevolissimo prof. Antonio Ruggeri, il Museo della Barbatella – omaggio ad un ramo dell’agricoltura locale ancor oggi attivo, anche se al tramonto – ospiterebbe, in un’elegante esposizione, le foto del pioniere del vivaismo viticolo siciliano (il milazzese Giuseppe Zirilli Lucifero), quelle dei numerosissimi protagonisti del vivaismo viticolo locale (Nicolò Gitto, Antonino Bucca, Antonino Italiano, etc.), gli antichi cataloghi di barbatelle dei vivaisti di Milazzo, le pubblicazioni del Ruggeri e dello Zirilli incentrate sul vivaismo viticolo milazzese ed apparse tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo e, tra l’altro, un’interessante rassegna fotografica che illustra con dovizia di dettagli le fasi dell’antico e dell’odierno ciclo di produzione delle barbatelle. L’esposizione includerebbe altresì gli antichi diplomi degli innestatori milazzesi e numerosi contratti di compravendita di barbatelle risalenti anche alla fine dell’Ottocento. Ad impreziosire il tutto la splendida collezione di diplomi ed onorificenze conquistate negli anni Venti-Trenta dal comm. Antonino Bucca.

L'intero materiale espositivo per gli spazi museali di cui sopra sarà acquisito in comodato gratuito, come peraltro già promesso dai proprietari delle più importanti collezioni.