Proposta per l’istituzione di due spazi museali da allestire nelle contrade S. Marina e S. Marco, tenendo ben presenti le condizioni di dissesto in cui versano attualmente le casse comunali.
Manca ancora a Milazzo un qualsivoglia omaggio da parte delle istituzioni locali al mondo contadino. Se si eccettua la pregevole iniziativa dell’imprenditore dott. Alessio Grasso – istituzione dell’omonimo museo enologico di contrada Albero – la millenaria tradizione agricola della Piana di Milazzo rimane ancor oggi senza una pubblica istituzione museale che ne perpetui la memoria.
Il Museo della Civiltà Contadina sarebbe dedicato esclusivamente alla vitivinicoltura, che sino alla prima metà del Novecento ha rappresentato per secoli la principale risorsa dell’economia milazzese. Esso si snoderebbe in cinque percorsi tematici e troverebbe ospitalità in una delle scuole elementari dismesse della Piana, preferibilmente quella di S. Marina.
Il Palmento - Il museo riproporrebbe attraverso efficaci pannelli fotografici il magazzino dei palmenti di piazza Pozzo, ancora in discrete condizioni, un tempo parte integrante dell’ex feudo di S. Basilio (S. Marina). Si tratta di un vasto locale in cui sono custodite otto ampie vasche (due palmenti, quattro bollitori e due tine) e tre possenti torchi lignei “alla genovese” disposti in batteria. Il fabbricato è impreziosito da alcuni lampioncini in ferro battuto e da una doppia targa marmorea che ne attesta l’anno di costruzione. L’angolo allestito nel museo potrebbe ospitare al suo interno una splendida collezione di carte manoscritte riguardanti proprio questo antico magazzino dei palmenti, dal progetto e dal contratto di appalto redatti nel 1881 in occasione della sua costruzione ai diari delle vinificazioni tenuti con dovizia di dettagli nel settembre di ogni anno dai proprietari dell’epoca, dagli ottocenteschi contratti di compravendita del mosto che ivi veniva prodotto ad un’infinità di altri documenti risalenti alla fine del XIX sec. e riguardanti i terreni e le case coloniche circostanti.
Nel museo farebbero poi bella mostra di sé le fotografie dei proprietari e di alcuni degli umili lavoratori della terra che prestarono servizio nell’ex feudo di S. Basilio. Una porzione dello spazio museale ospiterebbe anche le fotografie dei numerosi palmenti ancor oggi presenti nella Piana di Milazzo, mentre un’altra porzione potrebbe essere dedicata alle lotte contadine capeggiate dai sindacalisti Giuseppe Currò e Tindaro La Rosa, che tentarono di migliorare le condizioni economiche dei lavoratori della terra impegnati nel settore vitivinicolo locale. Inutile ricordare che un’istituzione museale di questo tipo, impiantata nel cuore di S. Marina, andrebbe ad arricchire ulteriormente l’offerta culturale di questa contrada, al momento rappresentata esclusivamente dalla biblioteca parrocchiale “Sac. Corso”.
Il Torchio - Altri pannelli espositivi potrebbero dar vita ad un’interessantissima esposizione arricchita da immagini che illustrerebbero le tecniche costruttive degli antichi strettoi lignei (“conzi”), contratti e note contabili risalenti al XIX sec. attestanti le loro costruzioni e manutenzioni e soprattutto le fotografie raffiguranti gli ultimi maestri d’ascia milazzesi (i Providenti) che con grande competenza li costruivano e ne curavano le manutenzioni.
La Botte - Un angolo dello spazio museale ospiterebbe i numerosissimi utensili manuali della locale fabbrica di botti “Placido Comandè di Giovanni Comandè”, la corrispondenza della stessa fabbrica, le fotografie dei bottai milazzesi in attività dalla fine dell’Ottocento ed un video-intervista all’ultimo bottaio di Milazzo, il maestro Salvatore Abbriano.
Le Uve precoci – Una porzione dello museo ha lo scopo di ripercorrere le tappe di oltre sessant’anni di produzione e commercializzazione a Milazzo delle uve da tavola. Questo spazio museale potrebbe riproporre, per mezzo di appositi manichini disposti lungo i tavoli da lavoro, le mansioni delle operaie addette, rispettivamente, alle fasi di selezione e di imballaggio delle uve.
Pannelli espositivi mostrerebbero le foto scattate in un magazzino di c.da Gelso alle soglie degli anni Trenta e, tra l’altro, antichi documenti contabili e corpose corrispondenze attestanti le spedizioni di uve precoci milazzesi verso i mercati svizzeri e tedeschi.
Il Museo della Barbatella – Da ospitare nella nuova struttura comunale sorta accanto la chiesa di contrada S. Marco, per oltre un secolo storica contrada produttrice di piantine di vite nonché sede, intorno alla fine dell’Ottocento, dei barbatellai del Regio Vivaio Governativo di Viti Americane di Milazzo diretti dall’autorevolissimo prof. Antonio Ruggeri, il Museo della Barbatella – omaggio ad un ramo dell’agricoltura locale ancor oggi attivo, anche se al tramonto – ospiterebbe, in un’elegante esposizione, le foto del pioniere del vivaismo viticolo siciliano (il milazzese Giuseppe Zirilli Lucifero), quelle dei numerosissimi protagonisti del vivaismo viticolo locale (Nicolò Gitto, Antonino Bucca, Antonino Italiano, etc.), gli antichi cataloghi di barbatelle dei vivaisti di Milazzo, le pubblicazioni del Ruggeri e dello Zirilli incentrate sul vivaismo viticolo milazzese ed apparse tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo e, tra l’altro, un’interessante rassegna fotografica che illustra con dovizia di dettagli le fasi dell’antico e dell’odierno ciclo di produzione delle barbatelle. L’esposizione includerebbe altresì gli antichi diplomi degli innestatori milazzesi e numerosi contratti di compravendita di barbatelle risalenti anche alla fine dell’Ottocento. Ad impreziosire il tutto la splendida collezione di diplomi ed onorificenze conquistate negli anni Venti-Trenta dal comm. Antonino Bucca.
L'intero materiale espositivo per gli spazi museali di cui sopra sarà acquisito in comodato gratuito, come peraltro già promesso dai proprietari delle più importanti collezioni.
L'intero materiale espositivo per gli spazi museali di cui sopra sarà acquisito in comodato gratuito, come peraltro già promesso dai proprietari delle più importanti collezioni.
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