Moralizzare i costi della
politica. In una situazione, qual è quella attuale, col dissesto che impone per
almeno 5 anni il versamento da parte dei Milazzesi dei tributi comunali con le aliquote
massime previste dalla legge, s’impone un drastico cambio di rotta in materia
di costi della politica.
Sta arrivando il momento di pagare
la seconda rata dell’Imu. A Milazzo, a giugno, si dovrà applicare l’aliquota
massima dell’1,06%, ossia il 10,60 per mille sulle seconde case, mentre a dicembre
era stato pagato soltanto lo 0,76%. Una vera e propria stangata cui si
aggiungerà l’aumento sulle prime case: 6 per mille in luogo del già versato 4
per mille. E già all’inizio della scorsa estate la gente era furiosa. Così saranno
in molti a dover sacrificare la propria tredicesima o parte di essa per saldare
l’imposta sulla propria casa.
Gli aumenti tributari non
sono stati accompagnati da alcuna riduzione dei costi della politica. Assessori
e sindaco continuano a percepire tranquillamente le proprie indennità, mentre
da parte degli ormai decaduti consiglieri comunali si è registrata soltanto la promessa -
peraltro non mantenuta - di un adeguamento dei propri gettoni, per tentare di
rimediare alle storture provocate dalla poco elegante questione dei “gettoni
d’oro”.
In tempi di dissesto delle
casse comunali, aggravati peraltro dalla crisi che ha messo in ginocchio i
bilanci di molte famiglie, le quali a stento riescono a sbarcare il lunario e ad
arrivare a fine mese, s’impone dunque una svolta, un esempio da parte di chi è
chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la rinuncia a gettoni di presenza ed
indennità da parte di chi intende ricoprire, rispettivamente,
la cariche di consigliere ed assessore comunale. D’altra parte i consiglieri
comunali che hanno la fortuna di avere un posto di lavoro, salvo casi di
occupazioni con turnazioni notturne, possono tranquillamente affiancare lavoro
ed impegno politico, senza che il secondo vada ad interferire col primo: le
sedute dell’organo consiliare si svolgono infatti di norma nelle ore serali,
dunque ben lontano dalla giornata lavorativa.
Unica eccezione sarà fatta
per il sindaco, che non potrà lavorare ed amministrare contestualmente. Gli
sarà garantita una congrua indennità, quanto basta per vivere dignitosamente,
un'indennità comunque ridotta rispetto a quanto percepisce al momento l’attuale primo
cittadino.
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