domenica 21 settembre 2014

La Piana polmone verde: per 8 parchi urbani



Un progetto ambizioso per investire nella Piana in natura e benessere, tutelando le nostre contrade agricole dalla continua avanzata del cemento, coniugando così, in un ideale connubio, ambiente, salute, cultura ed innovazione. Un ritorno alle nostre origini, creando nella nostra Piana ben 8 oasi verdi, otto parchi urbani dall’estensione di non meno di 3 ettari l’uno, con imponenti alberi d’alto fusto in grado di assicurare estesissime zone d’ombra.

CENNI STORICI. Un ritorno alle origini, quando nel Medioevo esisteva un immenso parco, una vastissima estensione boschiva ricca di querce in cui abbondava il rovere. Si trovava in quella che ancora oggi viene denominata non a caso contrada Parco. Re Giacomo d’Aragona, che alla fine del Duecento soggiornò per lungo tempo a Milazzo, scelse questo nostro bosco per impiantarvi il suo “Parco Reale”, che da allora venne indicato con l’espressione «solazzo regio seu bosco appellatu lu Parcu», così in due antichissimi documenti provenienti dall’Archivio Storico comunale e datati, rispettivamente, 1440 e 1479! Re Giacomo d’Aragona era talmente legato al suo parco reale che vi fece innalzare persino un palazzo reale (sorse sino alle soglie dell’Ottocento nell’omonima contrada, accanto alla Silvanetta, dove oggi l’imprenditore ittico Salamone vende il suo pesce) con tanto di cappella reale, quella giunta a noi col nome di chiesetta di S. Maria “del Boschetto”, il bosco del Parco per l’appunto.

Un’immensa area boschiva che fu oggetto d’intenso sfruttamento, in parte autorizzato, ma spesso e volentieri privo di qualsivoglia permesso delle autorità competenti. Non mancarono provvedimenti restrittivi atti ad impedire tale spoliazione di  «cherci et rubuli», ossia di querce e di roveri. Come quello che nel 1514 testimoniava che al Parco si rifornivano abbondantemente, per ricavare legna, oltre ai Milazzesi, anche le galere imperiali, da cui sbarcavano i “mori” (schiavi neri) per tagliare il rovere di Milazzo. Lo sfruttamento scriteriato ebbe la meglio: scomparve il bosco e del Parco rimase solo il nome della contrada, i cui vasti terreni furono messi all’asta dal Comune intorno all’anno 1802 ed acquistati dai privati che nella seconda metà dell’Ottocento producevano i vini migliori: quelli del Parco erano infatti classificati come vigneti di “primissima classe”.

IL PROGETTO. In 8 contrade della Piana, perlopiù in prossimità dei nuclei ad alta densità abitativa, saranno individuate altrettante aree, di estensione non minore di 3 ettari cadauna, attualmente in stato di abbandono. L’iniziativa tende a convertire tali aree degradate in 8 parchi urbani attrezzati con tanto di videosorveglianza. Le contrade prescelte saranno il Parco, in particolare i vasti terreni posti dirimpetto al centro surgelati Porcino ed alle spalle della chiesetta di S. Maria del Boschetto, Ciantro (terreni abbandonati tra l’omonima via e l’asse viario), S. Paolino (in prossimità dello svincolo dell’asse viario dove in atto si sta registrando l’avanzata del cemento), Fiumarella (dirimpetto la popolosissima via Togliatti) ed ancora i vasti appezzamenti di terreno incolti posti a ridosso delle contrade S. Marina, Bastione, S. Pietro e S. Marco.

Obiettivo del progetto è quello di ostacolare l’avanzata del cemento nella Piana, sottrarre al degrado appezzamenti attualmente incolti, aggiungere servizi di qualità a quartieri periferici in atto ridotti a veri e propri dormitori, ma soprattutto creare, in una città martoriata dalle industrie inquinanti, 8 polmoni verdi che migliorino la qualità della vita dei Milazzesi in termini di ambiente, natura, salute e cultura.

Già, perché ciascuno degli 8 parchi urbani sarebbe dotato di pannellistica bilingue con lo scopo di divulgare le nostre tradizioni e la nostra cultura (penso, per citare un solo esempio,  ai pannelli che rievocherebbero la storia del Parco, del Palazzo e della Cappella Reale di Re Giacomo d’Aragona), ma anche le specie arboree coltivate e la sensibilizzazione al rispetto della natura e dell’ambiente. A tal proposito ogni parco urbano sarebbe dotato di curatissimi prati e di alberi ad alto fusto (pini, platani, etc. etc.) in grado di offrire ampie zone d’ombra in cui piazzare panchine, contenitori dei rifiuti, punti ristoro ed eleganti giochi lignei per i più piccoli. Il tutto impreziosito da laghetti artificiali, fontanelle e vialetti con ricorso minimo, anzi quasi inesistente, a pavimentazioni e/o cementificazioni di supporto in genere. Impensabile la realizzazione degli 8 parchi urbani citati senza il supporto dei WC pubblici e di efficaci impianti di videosorveglianza.

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